Cambiare template per non cambiare niente

Ho appena fatto un nuovo template perché quello vecchio era vecchio e questo nuovo è nuovo. Come ragionamento dovrebbe filare. Segue comunicato stampa.

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Creato da Grezzo International, il nuovo layout di Two Heads abbatte gli schemi classici della divisione classista fra colonne e contenuti, riformulando una nuova idea di impaginazione testuale in cui i blocchi di testo non sono compressi in rigide strutture lineari prestabilite ma si compongono ordinatamente e autonomamente secondo il proprio bisogno materiale, spinti da una chiara etica sociale. La parola scritta non più considerata come prodotto finale di una cultura, ma come entità viva in movimento, foriera essa stessa di interazioni culturali che rompono gli schematismi classici e classisti.
Quest’opera, scevra da orpelli tecnonanistici (simboli di un consumismo visuale di chiara matrice capitalistica), ammicca alle masse cazzeggiatrici con un piacevole mix di marxismo leninismo e CremaRiso Muller.

Scusate… sono Ermanno Licursi

(autore: Riccardo Venturi)

Salve, salve a tutti. Scusate se non so esprimermi troppo bene, scusate se vi sembrerò goffo. Mi chiamo, anzi mi chiamavo, Ermanno Licursi: dico mi chiamavo, perché sono morto.

Sono morto per una partita di calcio, sapete. Facevo il dirigente di una squadretta di terza categoria dilettanti, la Sammartinese, con sede a San Martino di Finita (Cosenza). Per favore, abbiate rispetto verso un morto e non datemi ad intendere che sapete dov’è, San Martino di Finita. Vi vedo smanettare su Google Earth, San Martino di Finita, Italy. Così come, di sicuro, ignorate dove sia Luzzi. A Luzzi ci ero andato ad accompagnare la Sammartinese che giocava con la Cancellese. Terza Categoria, girone D calabrese. Sono morto a botte. Al termine della partita. Dicono per un calcio al collo tiratomi da qualcuno della Cancellese, ma che ne so io, non è compito mio stabilire come sono morto. Ci penseranno le autorità, a quello. Io so soltanto che avevo 41 anni, un lavoro, una famiglia, e che per passione seguivo ‘sta squadretta di paese. Per questo sono morto. Per questo i miei figli non hanno più un padre. Per questo mia moglie non ha più un marito.

Sono qui a scrivervi questa cosa perché, devo dirvelo, sono incazzato nero. Non solo perché mi è toccato morire a 41 anni in questo modo idiota, per di più mentre cercavo di mettere pace in mezzo a una rissa scoppiata per una partita di calcio del girone D di terza categoria. No, non solo per questo. Sono incazzato nero anche perché mi sembra d’essere a me, di terza categoria, girone quel che volete. Del girone dei Nessuno, sono. Del girone dei Noncontiuncazzo. Sono sempre stato una persona tranquilla, non ho mai fatto del male a nessuno; e allora mi sarà permesso, almeno da morto, d’incazzarmi come una jena e di scriverlo.

Il fatto è che, pochi giorni dopo il mio assassinio, è accaduto un altro gravissimo fatto. A Catania. Durante il "derby" fra Catania e Palermo, in serie A, anticipato al venerdì perché in quella città doveva cominciare la festa della santa patrona, Sant’Agata (nome che, in greco, vuol dire "buona"). Intendiamoci, di rivalità di paese me ne intendo; mi è toccato morire in questo modo cretino perché
dalle mie parti sono tutti "derby", di quelle ferocissime sfide di paese che non vi immaginate neppure. Calcio sano dilettantistico? Sano sport di provincia? Ma lasciatevi dire, signore e signori, che davvero non ci capite niente, voi là sotto. Qui, di sano, non c’è più niente. Ve ne potrei dire, di cose. Vi potrei dire che, oramai, per un rigore non dato, per un’espulsione di un giocatore, persino per un angolo o una punizione, si rischia la guerra tra le 57 persone che sono a vedere la partita e i 22 che sono in campo con le magliette sponsorizzate dalla Prosciutti Caruso o dalla Lux Elettrodomestici di San Pantaleo Su Pe’ Monti.

Ma vi dicevo di Catania. Ecco, prima della partita di Catania mi sono riservato un piccolo momento di orgoglio, spero che mi capirete. Un minuto di raccoglimento tutto per me. In serie A. Io, Ermanno Licursi, di cui nessuno aveva mai sentito parlare, di cui nessuno avrebbe ragionevolmente, e seguendo il corso naturale delle cose, sentito parlare se non mi avessero massacrato a calci e pugni allo stadio di Luzzi. Ora, d’accordo che durante questo minuto di raccoglimento si sentivano urla del tipo "Palermo Palermo vaffanculo", oppure "Palermitani bastardi, dovete morire", segno – giustappunto – del più civile e sentito raccoglimento per la mia morte; ma mica potevo pretendere più di tanto. Mi stavo dunque disponendo a seguire la partita in collegamento su Sky (qui ci siamo direttamente nello sky e
il decoder è gratuito), quando mi sono accorto che fuori dallo stadio stava accadendo il finimondo. Una Cancellese-Sammartinese moltiplicata cento, mille volte. Scontri armati. Ma che dico, scontri armati, la guerra!

Alla fine chi la guardava più la partita. Dopo un po’, quassù, è arrivata un’altra persona. Poco più giovane di me, un ragazzo di trentott’anni. Un ispettore di polizia, stavolta. Tale Raciti. Ma porca della miseria cane e ladra, un’altra partita di pallone e un altro morto. I nostri sguardi si sono incrociati per un attimo, ma l’ho lasciato stare. Si vede, poveretto, che gli giravano le scatole, e non poco. Come non capirlo. Aveste dovuto vedere me i primi momenti dopo che ero arrivato quassù. Non mi si stava intorno. Ma nei prossimi giorni, spero di poter parlare due secondi con lui; sì, lo spero proprio, ci tengo.

Non è mica colpa di quel povero ragazzo, anzi. Ci mancherebbe solo questo. Quando si sarà un po’ ripreso, quando si sarà fatto – volente o nolente – una ragione d’esser morto, e morto in questo modo, avrò sicuramente la voglia di abbracciarlo, magari ce ne andiamo a bere un caffè insieme (non Lavazza perché non la sopporto più quella pubblicità imbecille ambientata da queste parti). Sono incazzato con
quegli altri, quelli che sono rimasti laggiù. Con i politicanti, con i giornalisti, con quella razzumaglia d’ogni risma. Per me, Ermanno Licursi, dirigente di una squadretta di serie zeta ammazzato negli spogliatoi al termine d’una partita, non si sospende nessun campionato. Nessuna legge speciale. Nessun articolo del grande giornalista; solo qualche servizio relegato per pochi giorni nei tg, solo articoli che dopo due o tre giorni son diventati trafiletti di poche righe. Ma questo sarebbe ancora niente. Questo lo potrei anche capire, non sono un presuntuoso e so stare al mio posto.

Per me, no, nessun funerale in diretta televisiva. Nessun arcivescovo che si è scomodato per dirmi il funerale. E, soprattutto, nessun bel discorso su come "salvare il calcio", nessuna ricetta magica, nessun modello inglese, nessuna sfilata di siti internet di mezzo mondo con la notizia in prima pagina. Niente di niente. Nessuna sottoscrizione del TG5. Nessuna borsa di studio per i miei figli. Tie’, Locurso, Licursi o come cazzo ti chiami, beccati ‘sto minuto di raccoglimento e taci, e ringrazia pure. Come si dice? De sciò mas go on. Se quei disgraziati non avessero spedito quassù anche quel poveraccio di poliziotto, a quest’ora altro che campionati sospesi. A quest’ora, gran commenti sull’Inter schiacciasassi, su Ronaldo, su chissà cosa. Altro che partite a porte chiuse, altro che stadi a norma,
altro che tornelli, altro che scritte sui muri di Livorno, di Piacenza o di San Diosagrato de’ Volsci. Nulla. Nada. Nix.

Ora, certo, forse sto esagerando. Anzi, no. Del resto, è l’ultima occasione che mi resta per dire qualcosina; altre non me ne saranno date; e lasciatemi sfogare. Di tutte ne ho sentite in questi giorni.
C’era di mezzo un poliziotto, e allora giù a ritirare fuori quell’altro poveraccio, come si chiamava, Giuliani, le scritte sui muri, gli strepiti, e io che di Giuliani al massimo conoscevo l’amaro medicinale. Ma che cavolo c’entra? O forse c’entra, e sono io che non capisco niente. Ma, del resto, sono solo un Ermanno Licursi qualsiasi, dirigente della Sammartinese. Il mio nome, fra due giorni, non dirà più niente. Come, purtroppo, non dirà più niente quello di Raciti. Come non dicono assolutamente più niente quelli di Paparelli, di Spagnolo, di Fonghessi, di Furlan, di Filippini, di De Falchi. Come non dicono più niente quelli di trentanove persone morte calpestate in uno stadio belga. O quelli di quattro ragazzi morti carbonizzati in un vagone ferroviario, la stessa fine che rischiò di fare un ragazzino di quattordici anni a Firenze, tale Ivan Dall’Olio.

E questi qui parlano di "tolleranza zero". La tolleranza zero, mi permetto di dire e poi torno nel mio nulla eterno, dovrebbe essere verso di loro. Verso il potere. Ma tanto mica c’è niente da fare; de sciò mas go on, e ci goerà on, cavolo se ci goerà on. Con qualche abbaiata del potente di turno, con qualche legge, con qualche repressione che colpirà da ogni parte tranne dove dovrebbe realmente colpire. E così vi saluto. Ero un uomo tranquillo. Tornerò, non abbiate timore, ad essere tranquillissimo. Per sempre.

Il capo del capo senza capo

Scemenze. Se ne sentono tante. L’ultima che ho sentito è questa: «se hanno impiccato Saddam Hussein giudicandolo colpevole di crimini di guerra e crimini contro l’umanità per la morte di 148 sciiti allora dovrebbero impiccare George Bush dato che per ordini suoi sono morti ben più iracheni». Ommadonna che stronzata.
Lo sanno tutti che a Bush una impiccagione non provocherebbe il soffocamento bensì un forte inturgidimento della calotta cranica, per la particolare struttura cavernosa del suo distretto cervico-cefaLLico.
E’ noto che quando Bush deve prendere decisioni importanti si fa stringere molto forte il collo in modo da poter esprimere al meglio le sue doti intellettuali.

Organo esterno erettile dell'apparato urogenitale maschileIl Presidente Statunitense felice e nel pieno del suo turgore.

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Piccola postilla. Saddam era stato condannato per un crimine del 1982 (strage di Dujail). L’avesse commesso l’anno successivo probabilmente – per uno strano effetto chiamato "collasso temporale del Diritto" – sarebbe scattata la prescrizione. Infatti nel 1983 Saddam era alleato dei Buoni contro i Cattivi. Che dittatore sfigato.

Prodi contestato… al Motor Show!

Non so se avete visto le immagini nei vari tg. Le varie parole spese su articoli di giornale e sui siti. Contestazione durissima da un gruppo molto affiatato di tipici frequentatori del Motor Show di Bologna.
Al Motor Show! Un luogo dove nessuna persona che si rispetti vorrebbe mai essere applaudito. Essere contestati in quel luogo ameno è anzi un onore, che Prodi non merita affatto.
Pensate se la notizia fosse stata "Prodi applaudito al Motor Show". Quello sarebbe stato preoccupante,  segno tangibile di un governo fallimentare.
Credo che le centinaia di fischi di quei contestatori non valgano mezzo fischio di un ricercatore, di un docente, di un operaio e così via. Il governo credo si preoccupi del malumore di ben altre categorie che dei giovani fighetti del triste Motor Show.

Troppo tardi, anzi troppo presto

Due dittatoriE’ crepato Pinochet, ma in fondo ci vedo ben poco da festeggiare. Infatti questo bastardo è riuscito fino alla fine a evitare di finire davanti ad un tribunale per i suoi crimini. L’hanno scampata non solo lui, ma soprattutto i suoi complici, fra cui statunitensi e vaticani.

Foto: Santiago del Cile, 2 aprile 1987. Dittatura e religione fanno l’orgia sul balcone. (info)

Linux Day 2006

Domani, 28 ottobre, avrà luogo in molte città d’Italia il Linux Day 2006. La manifestazione ha lo scopo di promuovere questo sistema operativo e il software open source in generale, le iniziative saranno diverse da città a città. In questa pagina trovate le iniziative suddivise per regione/città.

Breve spiegazione per chi ignora di cosa stia parlando. Cosa sia GNU/Linux lo potete leggere in modo esauriente su Wikipedia. Vi basti sapere che è un sistema operativo (come lo è Windows XP ad esempio) di cui esistono varie distribuzioni (le cosiddette "distro").
Volgarmente parlando, le distribuzioni hanno in comune la base (il kernel Linux), mentre si differenziano per l’interfaccia ed i programmi allegati al sistema operativo. Alcune distribuzioni occupano vari giga di spazio, altre soli 50MB (Damn Small Linux). Linux in poche parole si adatta alle macchine in cui viene collocato, non come altri sistemi operativi che pretendono certe caratteristiche minime.

Linux può avere varie interfacce grafiche, le più usate sono Gnome e KDE. Io dopo averle provate entrambe preferisco KDE e non per l’aspetto (da quel punto di vista mi piace più Gnome).

La cosa bella di Linux è che può essere usato anche senza installarlo, basta farlo partire da CD all’accensione del computer. Non tutte le distro permettono questo, se volete provare Linux tranquillamente senza dover installare alcunché sul pc vi consiglio Knoppix o Kubuntu.

Le distro più facili da usare sono Kubuntu (o Ubuntu se si preferisce Gnome), Suse e Fedora.

Dimenticavo un aspetto importante: è possibile installare sullo stesso pc anche più di un sistema operativo, basterà scegliere al boot (caricamento iniziale) quale SO usare. Dunque potete tranquillamente mantenere Windows e nel contempo avere la possibilità di usare Linux.

Su repubblica.it oggi hanno pubblicato un articolo interessante sull’ideatore del progetto Ubuntu (che gestisce anche Kubuntu).

De puta madre, la maiala di tu’ mà

Sono due anni (se non sbaglio) che gli idioti fanno outing andando in giro vestendo magliette con scritto "de puta madre", alcuni dicendo che è un’espressione rafforzativa in spagnolo e tante altre stronzate. Figli di troia.
Se uno in Italia va in giro con la maglietta "de puta madre" si traduce solo in un modo: "ho la mamma puttana". Punto. Coraggiosi a fare l’outing e rivelare le proprie origini, anche se non era necessario spendere decine di euro per una maglietta di pessima qualità, certi dementi basta guardarli in faccia per capire che hanno la mamma maiala.
Forse il significato profondo della maglietta è "che ho la faccia a culo lo vedi, in più ti informo che c’ho la mamma maiala". Che il babbo sia becco (cornuto) è una ovvia conseguenza per cui risparmiano e non stampano sulla schiena "e ìbbabbo becco" .

Da evidenziare il fatto che questa iniziativa commerciale sia stata partorita da un ex-galeotto italiano e che abbia avuto successo praticamente solo in Italia. I dementi nostrani ce li invidiano tutti i commercianti d’Europa. L’avessero all’estero tutte ‘ste teste di cazzo italiche!

Fiorentina in B?

Sorvoliamo sulle modalità di indagine, di dibattimento e sulla pene (Milan in A seppur coinvolto direttamente, Juve solo in B nonostante condizionasse interi campionati).
Vorrei solo dire: se non c’è un processo serio e la Fiorentina va in B senza alcun motivo, la Nazionale dimmerda a Coverciano dovrà entrarci sotto scorta ONU.
Quale pena per Buffon che scommetteva? E gli intrallazi GEA-Nazionale in cui sembra essere coinvolto l’eroe nazionale Lippi? E su Cannavaro? Tutto insabbiato, perché dovevano vincere furbescamente i mondiali.

C’avete rotto il cazzo. Firenze stavolta s’incazza sul serio.