Il lato oscuro di JF Kennedy, l’arrapato cabarettista filo-nazista

Forse non tutti sanno che la frase completa che John F. Kennedy pronunciò nella sua storica visita a Berlino nel 1963 era “Ich bin en Berliner, SIEG HEIL!” (a braccio teso e sguardo truce). In seguito si giustificò dicendo che la sua voleva essere una simpatica battuta da stand-up comedian, ma non fu ben recepita da gran parte del pubblico tedesco. Qualche anno dopo un cecchino anarchico, giunto a Dallas dalla Bassa Sassonia, fredderà il Chiavatore Insaziabile lasciando in loco il celebre bigliettino “Sieg heil dillo al budello di tò mà”. La vicenda recentemente ha assunto una nuova luce, ben più fosca. Infatti grazie a documenti desecretati dall’FBI infatti è stata rivelata la militanza giovanile di JFK nel Partito Supremazista Ariano dell’Illinois. Grazie agli stessi documenti si è anche scoperto il significato della misteriosa F. nel suo nome, Fuckalot. Ma non ditelo a Uolter Veltrony, potrebbe rimanerci male. Gli rimarrebbe solo SuperPippo.

Il calabrone e il leghista

Secondo i plebei ignoranti, il calabrone ha le ali troppo piccole per volare. Però il calabrone odia gli ignoranti e vola lo stesso.

Secondo le teorie evoluzionistiche, l’elettore della Lega ha un cervello troppo piccolo per votare. Ma lui non lo sa e vota lo stesso.

Consueti incontri spiacevoli

Ogni mattina entro e me lo ritrovo davanti.
Dio fagiano che rabbia! Avete presente quando uno vi sta sui coglioni e vi dà ai nervi la sua sola presenza? Non bastasse, se ne sta lì con quella sua fetida faccia da culo a fissarmi, quell’ebete cerebroleso.
Ma poi che cazzo c’avrà da guardare?

Basta, ho deciso, domani tolgo lo specchio dal bagno.

Il gatto salsiccia

I miei sogni hanno sempre problemi di sceneggiatura, di coerenza nella trama. Ad esempio stanotte in un lunghissimo sogno, uno dei tanti, all’inizio giravo in strada col gatto in braccio, poi dopo un po’ il gatto è diventato una salsiccia dentro un panino. Il bello è che ogni tanto aprivo il panino per far respirare il "gatto".

Forse il panino pieno di grassi è una metafora dell’obesità del mio micetto? O forse è più comodo girare con un panino che col gatto, e il panino l’avrebbero sostituito con il gatto in fase di post-produzione?
Fra l’altro il soggetto in questione mi sta girando intorno miagolando come un dannato perché vorrebbe (ri)mangiare.

Pessime Feste e Tragico Anno Nuovo

Gentili lettori,
avrei voluto augurare Buone Feste e un Felice Anno Nuovo a quelli di voi che sono arrivati vivi sino ad oggi.
Ma farlo sarebbe falso e inopportuno. Per molti di voi l’anno nuovo sarà pessimo, la maggior parte sarà sopraffatta dalla Grande Pestilenza, dalla Morte Nera, dalla Lebbra Colerosa e dal Morbo di Schifani; i pochi che ne usciranno vivi, non ne avranno coscienza.
Berlusconi e Andreotti copuleranno in diretta TV a reti unificate, il frutto del loro amore, battezzato Gesù Cristo II, verrà svezzato dai capezzoli di Giuliano Ferrara e diverrà erede designato al trono, futuro Maestro Venerabile e Politico Unico. Un rinfervorato Veltroni conquisterà, dopo aspre lotte d’opposizione, il ruolo di badante di Andreotti.

Divertitevi e fatelo in fretta, il tempo stringe.

Large Hadron Collider: le aspettative, i timori

Il 10 settembre verrà attivato il Large Hadron Collider del Cern, in Svizzera, per trovare tracce dell’esistenza dei bosoni di Higgs. 25 anni di lavoro, spesi circa 8 miliardi di Euro. L’esperimento è di grandissima importanza: il bosone di Higgs è una mitica razza di vacche da latte di cui si è ipotizzata l’esistenza per secoli.

Gli allarmisti paventano la formazione di un buco nero inghiotti-tutto. Poco male, avremmo risolto definitivamente il problema dello smaltimento dei rifiuti di Napoli.

Idee in fase digestiva di una mente malata

Mi è appena venuta l’idea per un film porno incentrato su eBay. Interessante vero? Ho già in mente il titolo, "Turbami l’asta". 😀
La trama? Ci devo pensare, ma si potrebbe anche fare senza trama, un po’ improvvisando alla Fellini. Con un titolo così evocativo e stentoreo non può che uscirne un capolavoro.

Inspiegabilmente accadde alla stazione di Bologna

A volte ti accadono dei fatti così inspiegabili che ti tormentano con mille domande del tipo "perché proprio io?", "cosa significa ciò?", "è un segno del Fato?". Accadimenti che ti gettano nel panico e fanno crollare quelle certezze su cui fondavi la tua razionalità, i tuoi schemi logici, le tue convinzioni più profonde.
Credi che certe cose non possano accadere in senso assoluto, non solo a te. Ma poi succedono, e ti svuotano dentro. Ti ritrovi frastornato a cercare intorno a te, con sguardo disorientato, appigli rassicuranti nelle piccole certezze quotidiane. Ma tutto ciò che ti circonda ha nuove sembianze, senti gli oggetti ma non li vedi, come ritrovarsi in una notte della ragione.

Ieri è accaduto. A me, solo a me. Non una, ma ben due volte. Se ci penso sento la testa girarmi all’impazzata, con i pensieri che ruotano vorticosamente in cerca di una nuova collocazione ordinata e razionale. Due momenti distinti – ieri mattina e ieri sera – in una giornata apparentemente come tante altre. Se non fosse che.
Sono da poco passate le 9 e il vento freddo si insinua fra i binari della Stazione di Bologna. Come molte altre volte faccio il biglietto alle macchine fai-da-te, poi quasi trenta minuti ad aspettare il treno. Arriva, salgo. Quando sono a bordo realizzo l’inammissibile – «Non è possibile, come… forse è accaduto e non me ne sono accorto, ormai non ci faccio più caso. Mi sto certamente sbagliando. Sono rincoglionito più del solito.» – ma nel profondo so che sto mentendo a me stesso, e il pensiero mi tormenta tutta la giornata. Fosche ombre attraversano i miei pensieri.

Il sole è tramontato, giungo nuovamente alla stazione di Bologna. Devo convincermi che stamani il non-accadimento non è accaduto, che è stato solo uno scherzo di una mente ancora assonnata. Non è il freddo, ma l’atroce dubbio a far tremare le gambe. Ho già il biglietto in tasca. Sosto a lungo nel sottopassaggio, faccio finta di interessarmi alle macchinette distributrici di merendine e bevande. Intorno a me il silenzio – "Non è possibile, cosa succede?" – salgo, vago sul binario disperatamente, per aggrapparmi alle ultime speranze di riafferrare le mie certezze. Indugio con le monete in mano davanti al distributore self-service. Niente. Mosso da disperazione inserisco le monete in modo che mi restituisca un abbondante resto, non faccio a caso nemmeno a ciò che prendo, ritrovandomi in mano una Fiesta Ferrero, che non mangiavo da quando ero bambino e che mi aveva sempre fatto schifo. Un fragoroso tintinnio si diffonde fra gli stanchi passeggeri in attesa. Recupero goffamente il resto, spiccioli, tanti abbondanti spiccioli. «Non è possibile, ancora… ma ho fatto tutto ciò che dovevo, dove ho sbagliato? Perché io? Perché oggi?».
Arriva il treno, getto un ultimo disperato sguardo sulla banchina. Salgo e la mia mente è già partita: "È accaduto di nuovo, non può accadere, non in questo mondo". Il treno fugge dalla stazione e strappa via le mie convinzioni. Il mio sguardo vuoto gettato fuori dal finestrino, la paura di un viaggio nel buio, in cui ti lasci trasportare e sai che non potrai fermarti, cerchi di convincerti di sapere dove stai andando ma i sensi non possono confermartelo.

Transitare nella stazione di Bologna senza che anima vivente ti chieda soldi, "un euro per il biglietto", "qualche monetina", "mi lasci il resto?". A me ieri è accaduto non una, ma ben due volte. Lo giuro. So bene che sia difficile da credere, a memoria d’uomo non era mai capitato prima. So anche che è da pazzi ipotizzare che possa risuccedere, questo dovrebbe rassicurarmi. Ma è avvenuto, perdio, e la mia vita non può più essere la stessa.

Proposta al Cioni per i lavavetri

Si fa un gran discutere in questi giorni per l’iniziativa del Gran Capo Cioni (che qui a Firenze conta più del sindaco) contro quei puzzoni molesti dei lavavetri semaforici.

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ì Cioni: "Domenici un conta una sega, so’ io i’ssindaco, bucaioli"

Io ho una proposta: aboliamo gli inutili semafori, simbolo di uno Stato oppressivo che vuole controllare il cittadino e blocca l’economia e la libertà. In questo modo morirebbe più gente e di conseguenza calerebbero i prezzi delle case, che a Firenze son davvero insostenibili. Ovviamente potrebbero morire anche non residenti, in quel caso potremmo creare pacchetti turistici ad hoc per fargli celebrare i funerali a Firenze. Dopo tutto i matrimoni fra stranieri in Palazzo Vecchio si fanno da anni e sono destinati a calare con questa blasfema moda delle unioni di fatto, i funerali però non mancheranno mai.

Non finisce qui. Al posto dei semafori mettiamo delle telecamere per mandare in diretta su internet gli incidenti, poi quelli più spassosi ce li guardiamo nell’edizione serale del Tg5 e Tg2. I diritti delle immagini resterebbero al Comune di Firenze che così potrebbe raggranellare qualche soldo. I lavavetri rumeni potrebbero guadagnarsi da vivere apparendo a sorpresa subito dopo il botto e gridando sorridenti "Italia Uno!" a favore di telecamera, per suscitare ilarità e smorzare la tensione fra i feriti. Un eventuale linciaggio del lavavetri da parte dei presenti porterebbe un incremento di share e fragorose risate degli spettatori da casa (pensate solo ad un "Paperissima Speciale Lavavetri" in prima serata). Predisponendo poi un prete ad ogni incrocio, dotato di telecamerina, si potrebbe creare un reality  basato sulle confessioni del moribondo; diritti a metà fra Comune e Diocesi, da proporre alla RAI che deve svincolarsi dai reality Endemol dopo l’acquisizione di questa da parte di Mediaset.